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Federico è andato via

SHEPHERD’S BUSH –  14 aprile 2016 – BAR DELLA STAZIONE – Ore 14:17

“Oh, raga, ma lo sapete che Fede se ne va?”

Non reagisco, mi giro verso il cliente: “Small latte with hazelnut inside, right, sir?”   La macchina da presa va in primissimo piano: sorrido, perché devo farlo, ma ho QUEL lampo nei miei occhi, quello che tutti a Londra riconoscono anche da lontano e che cercano di ricacciare indietro. Significa: “Sapevo che sarebbe successo.”

FLASHBACK – 31 DICEMBRE 2015 Ore 19:53 – Casa mia

Mi accingo ad entrare nel mio vestito fico color vinaccia. Mi sono pure accorciata la rasatura laterale. I tacchi non li metto, sennò non posso ballare bene. Mi guardo allo specchio. Sará una nottata memorabile. Esco. A mezzanotte ho bevuto mezza bottiglia di spumante, il rossetto é giá andato via e prendo il 94 alla volta di Hammersmith per andare nel pub dove Fede sta servendo 263846234 inglesi giá cosí ubriachi marci da rendere King Street un vomitatoio pubblico. Entro, abbracci a profusione.

AUGURIIIIII!!!!

(…Fra 15 anni vorrò ancora ricordarmi di questa notte e allora la sto vedendo come in un film. Tutta questa felicitá a rallentatore. Vi prego, ragazzi, restate cosí. Fermi, non muovetevi. Gre, ridi, continua a splendere cosí, ti prego. Omar, balla ancora, sorridi ancora e prendi pure tutte le sigarette che vuoi. Rober, vai a prendere subito un altro vodka orange e pagamelo tu. Debbie, sei cosí…Cosí…Fortunata, ecco. E tu Cri, PERCHÉ CAZZO NON SEI VENUTA CON NOI, STASERA?! Fede, portacene un altro! Fede? …Fede, dove sei? Non ti vedo più, dietro al bancone…)

Fede é andato a pisciare e quella postazione é rimasta vuota per 5 minuti.

BUM. La pancia. Quel luogo ameno e umido dove si raccolgono le intuizioni e altre cose selvagge e fuori controllo mi ha appena inviato un messaggio. Decido volutamente di ignorarlo ma, nel frattempo, l’incantesimo s’é rotto di colpo e tutto riprende a velocitá normale.

3 ore dopo litigo in maniera furibonda con Rober per una cazzata, sono sdivanata dagli alcolici e la mia manager mi chiama dicendo che il giorno dopo – IL FOTTUTO PRIMO GIORNO DEL 2016 – dovrò rimpiazzare la succhiacazzi che, molto più furba di me, ha chiamato sick all’ultimo e che quindi attaccherò alle 10 di mattina. Grazie, eh?!

FINE FLASHBACK

 

Non so se quella notte ho ricevuto uno dei piu grandi presagi di sempre, ma nel giro di due mesi tutto quello che ho intorno si ribalta.

La mia capa decide di alzarmi di livello, perciò mi trovo di colpo con un boato di responsabilitá e un sistema di counting farlocco che decide di andare off proprio mentre sto contando l’incasso della giornata. Assumono persone, il team si rimescola di nuovo, ma qualcosa va storto e cominciamo tutti a innervosirci forte. Scattano gli insulti urlati dietro al bancone:

“…Cristo, sei qui da 6 mesi e non sai ancora fare un cazzo, Valentina!”

“Mavvaffanculo, fatti i fatti tuoi e continua a servire, troia!”

Arrivano i primi complains, mi chiama l’headoffice per capire che succede e io non so bene che rispondergli se non: “A stare qui mi sto incattivendo”.

Il tizio con cui usavo accompagnarmi quando ancora sembravo la sorellina di Heidi si indispone perché lo trascuro da mesi e poi: “…Sei cosí cambiata che quasi non ti riconosco, non sei più come prima”. Io decido che lo status di ‘friend with benefit’ é solo a tempo determinato ed é ora di far cambiare aria alle stanze.

Mi faccio i capelli color ciliegia. Metto un rossetto rosso che adoro. Mi compro dei vestiti che mettono in mostra abbondanti porzioni di pelle chiara. Aggressive Vale. Non male, eh?!

Mi prendo una pausa dai film degli altri e comincio scribacchiare una roba mia, la storia d’un collega, é interessante, perché non mi sono messa in ascolto da prima? Magari esce fuori una bella sceneggiatura…

Una settimana dopo entro in ufficio e scopro che Rober torna in Spagna.

“…Ma in holiday, no?!”    

“…No, Vale, per sempre. Ha dato il notice due giorni fa.”

Ah.

Qualcuno dei miei amici va a convivere, altri si defilano ed escono con altre persone. Troppo, tutto insieme. Comincio a prendere la valeriana per dormire. Poi succede una cosa abbastanza normale. Vado in ferie e torno a casa.

Il tizio aveva ragione. Tutto dentro di me é cambiato. Roma mi piace sempre meno perché, beh…É cosí lenta, cazzo. Roma non funziona più, da un tempo cosí immemore che mi stupisco di quanto sia stata in grado di sopportarla prima. I miei mi riempiono di attenzioni ma io debbo notificargli che, no, non mi va la pasta tutti i giorni, anzi non la mangio quasi mai e poi, per favore, ho bisogno di stare sola, non serve che mi tenete compagnia, lo so, sono una figlia di merda.

Tre ore dopo il destino si mette in mezzo co’ una sforbiciata epocale e non avrei mai pensato che l’apprezzamento d’una canzone di Billie Holiday cambiasse, tipo, tutto e rimescolasse le carte in tavola in un modo cosí totalizzante (mi piacerebbe spiegarvi meglio ma sjdhgshgs jdhajgafjgaj asjhgjgfajgfajfga, come si può denotare c’é una interferenza sulla linea).

Completamente scombussolata, rimetto il culo sull’aereo e torno a Londra. A casa mia.

Forse mi serviva guardare le cose da lontano per capire che, soprattutto in una cittá come questa dove nulla dura per più di 10 minuti, a volte tirare i remi in barca e lasciarti andare alla corrente é l’unica scelta sensata che puoi fare. Che la scrematura é un processo brutale ma necessario e quello che resta é l’essenziale che, almeno al momento, ti serve avere nello zaino per andare avanti.

Poi alcune cose le getterai via, altre staranno con te per sempre. Ma lo decidi tu.

SHEPHERD’S BUSH –  26 aprile 2016 – BAR DELLA STAZIONE – Ore 22:32

Guardo Fede di spalle incamminarsi lentamente verso la fermata del suo bus. Ha un andamento dinoccolato, ma le spalle larghe lo fanno sembrare un uomo più grande della sua etá. E io non ho la mia minima idea di cosa cazzo sto dicendo, perché ho gli occhi che annegano nelle lacrime, come tutti quelli che sono qui con me in questo momento.

Quando é venuto a sedersi alla terrazza del bar, per l’ultima volta, sembrava tutto come sempre. Fumacchiare le nostre sigarette, parlare di cazzate, e la musica, e Tenerife e la Fra e quello che verrá dopo che sará tornato in Italia. Forse l’Universitá, forse.

Poi ci siamo alzati, é scattato l’abbraccio di gruppo, sono partiti gli “all the best” e “I will miss you” e sentivo realmente che un pezzo di questa mia nuova famiglia si stava staccando per andare a seminare altrove.

Mi sono ricordata di colpo di tutte quelle volte in cui mi ha perculato dicendomi: “Vale, tu hai la testa nel culo!”, poi mi sono voltata e lui non c’era giá più, era giá altrove, era giá un altro Federico e io un’altra Valentina.

Fede é andato via.

TAKE 1.

FADE IN BLACK.

CUT.

 

“Cambiare, cambiare tutto, sempre; cambiare in un momento, cambiare in 10 anni; dopo un trauma o un olocausto o solo per amore o per guardarsi allo specchio e vedersi nuovi. Cambiare per tornare a correre o per vedersi come nuova sposa e non solo guerriera con la spada. Vedere gli altri cambiare, restarci male, esserne felici, vederli costruire, vederli distruggere, vederli mutare forma, sapere che si stanno trovando o stanno cambiando pelle come i serpenti. Cambiare colore di capelli, vestiti, il letto della propria casa o cittá o universo. La concezione dell’amore, la concezione politica, la concezione di sé stessi. Porgere il proprio cuore, la gola, le vene; dare tutto, riprendersi tutto. Cambiare perché si é stanchi e stufi, per vedere se c’é dell’altro e andarlo a cercare altrove. Scendere dall’auto e proseguire a piedi, camminare, muoversi con la cartina o senza, perdersi, tornare, ripartire, innamorarsi, aprirsi la testa e vedere cosa c’é dentro, ammettere i propri errori, perdonarsi, darsi tempo, darsi un’altra possibilitá, ricominciare.”*

*Scritto sul mio diario il 23 maggio 2016, seduta sul mio letto. Fumato 3 sigarette, “Me and Mrs Jones” di Billy Paul in sottofondo.

Selvaggia e il Quid

Torno dalla 72° Mostra del Cinema di Venezia (alitata sulle unghie, lucidatina sulla spalla) e in aereo – prima di crollare e sbavare sul mio vicino di posto francese – mi faccio tutto il planning delle cose che ho in mente di fare dopo il mio ritorno a Londra.

Una lunga lista volenterosa di cose sane perché io posso farcela, perché io posso arrivare dove voglio, perché io valgo e tutto il corollario di buone intenzioni a cui io dimentico sempre di accludere in calce la frase “…Se tutto va bene”.

Bambino Gesù (entità metafisica di cui apprezzo – ma manco poi sempre – il fine umorismo) 36 ore dopo decide di farmi UNO SCHERZONE proprio mentre mi siedo sul divano del tipo che mi fa andare il cuore in 4/4 da un po’ di tempo.

INTERNO NOTTE

Un salotto il cui arredamento è spartano e senza fronzoli. I due sono sul divano, c’è stranamente molta distanza fisica fra loro.

Lui: “…E’ andato tutto bene a Venezia?”

Lei: “Certo! Benissimo!”

Lui: “…”

Lei: “…Che c’è?”

Lui: “…Maaaa…Ma tu che pensi di fare, adesso, Vale?”

Gulp. Ahia. Eccolo, lo scherzo. Non dico che credevo di tornare in pompa magna e abbuffarmi di aragosta e caviale, ma almeno, per dire, degustare con calma una scodella di quadrucci in brodo, per la miseria!

Invece no. Sul carrello della colazione della mia fantasia, alzo il coperchio di argento e, adagiato sul piatto, trovo un due di picche a fissarmi, come a dirmi: “Ciao Vale, è tanto che non ci si vedeva.”

Mi trovo quindi a cercare particolari stupidi nell’intonaco per non crollare, mentre lui onestissimamente mi spiega che non può più mantenere questo tipo di – mioddìo – relazione perché, per lui, non è scattato il quid. Affermazione che io accolgo dicendogli che ho improvvisamente bisogno con urgenza del bagno. E allora, dopo avergli candidamente spiegato attraverso la porta che il mio allucinante attacco di colite era di origine emotiva, (tanto ormai #IlContegnoDamoloPureArGatto)  passiamo le successive due ore a discutere sui perché e percome, su cosa non è accaduto e su cosa vogliamo salvare di quello che resta.

Perché attacco questo allucinante pippone dopo il mio shift serale 17-22 senza aver nemmeno mangiato e senza essermi docciata? Perché, esaltante come una scorreggia in ascensore,  mi accorgo che molte mie conoscenze e amicizie di FB hanno messo il like in massa al seguente post.

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E io non riesco a spiegarmi perché. Nel senso che io davvero ho passato 35 minuti a fissare le sue parole chiedendomi se per caso non avesse lei maturato queste bislacche considerazioni solo dopo un’overdose di episodi di Sex and The City. Magari sbaglio io, eh. Forse ho poco a che fare col femminile ed è molto meglio se mi asporto immediatamente le ovaie, le friggo in padella e le servo con un piatto di fave e un buon Chianti (fFfFfFfFfFfFfFfF).

E la retorica del: “Perché lei si e io no????!!” 

Oh beh, proprio non saprei, Selvaggia. Magari lei non gli ha fatto mai pensare di trovarsi improvvisamente in un film di Carpenter ogni volta uscivano insieme.

Ora, non voglio lanciarmi in nessun pistolotto moralista perché ciascuno di noi ha il diritto di  metabolizzare le delusioni e rendersi ridicolo nei modi che più gli convengono.

A me per esempio, dopo essere stata scaricata, piace ciondolare sulla Uxbridge Road piangendo come una fontana e alternando pensieri rabbiosi tipo: “MACHEMMMMENEFREGA E POI A ME LA MUSICA SKA FA PURE SCHIFO AL CAZZO!!!111!!!!11″  al molto più confidenziale teatrino drammatico dell’autocommiserazione in cui appunto l’ennesimo fallimento amoroso sul diario segreto per mettermi poi a suonare l’arpa in balcone al chiaro di luna.

In questi momenti mi aiuta molto ricordare una delle più eloquenti espressioni facciali ricevuta in dote dal mio terapista durante una seduta. Uscivo da un bruttisimo menage a trois in cui la “fortunata” ad essere prescelta fu una cicciona di tipo ginoide, con una dentatura terrificante e una laurea in Pediatria. Mi chiedevo davvero cosa il tipo di turno ci trovasse e non smettevo di torturare il mio analista chiedendogli perché avesse scelto lei e non me, che ero 34857632592658 volte meglio (la finta megalomania di quei momenti andrebbe ripresa con una videocamera per poi rivedere i clippini, secoli dopo, assieme ai nipotini).

Probabilmente lo avevo terrorizzato e, all’ennesima minaccia di sfregiare la poveretta con l’acido, lui decise di prendere in mano la situazione mettendomi di fronte al fatto che:

  • esiste anche la volontà altrui (e questo al mio lato dittatoriale piaceva proprio poco poco poco)
  • se si comportava così, probabilmente non gli piacevo abbastanza (e questo al mio lato infantile piaceva proprio poco poco poco poco poco)
  • “Valentina, ma tu vuoi una storia vera o vuoi solo vincere la partita?”

Ora. Non dico che, uscita da lì, ero pronta ad andare incontro al mio destino viaggiando a 400km all’ora su una Spider verde pisello. Però credo che mi abbia aiutato a razionalizzare parecchio e   – tolti quei 10 giorni di abbrutimento post-palo in cui una ingurgita 13.000 calorie giornaliere, fuma quanto vuole e puzza di…Ehm…TUTTO, piange per la minima stronzata, sceglie scientemente una playlist che le farà venire voglia di sgarrarsi le vene e assume sempre di più le sembianze di una vera merda – adesso so perfettamente che quando si parla di sentimenti, in realtà, niente mi/ci è dovuto.

Per fortuna il sentimento vero è al di fuori di ogni logica meritocratica. L’amore non si merita e il quid c’è oppure non c’è. Cosa me ne faccio, io, di un amore meritato? Vuol dire forse che l’ho dovuto sudare? Che ho dovuto dimostrare qualcosa, come se fossi a scuola? Che ho dovuto fare la brava, sennò niente caramelle? Non voglio nessun premio romantico alla fine della corsa, altrimenti sarebbe solo una brutta sceneggiatura con protagonista Julia Roberts. No. Il quid deve palesarsi da solo senza dovergli dare calci in culo per farlo smuovere.

Anche perché, come dice il mio Mentore: “Se devi fare tutta ‘sta fatica, non è quello giusto.”

Conservare la dignità è sempre importante. E in merito a ciò, mi è appena balzato alla mente una ipotetica e IRONICISSIMA risposta al post della Selvaggiona Nazionale, (estrapolata direttamente da “Fratto X” di quel geniaccio di Rezza):

“Sei bionda, non servi a un cazzo. Vattene.”

….Ma tanto io non la seguo, per cui lei non lo saprà mai.

La somma dei giorni

Domenica sera partirò alla volta di Venezia72, dove mi sparerò le pose degustando film che voi non vedrete mai, quindi mi sembra giusto – visto che poi non avrò più tempo – postare una chiacchierata con quella Vale che, dopo la suddetta vacanza, non avrà più ragione di esistere. (Mi succede sempre così dopo ogni evento importante. Devo solo decidere dove parcheggiare il mio cadavere eccellente).

Vediamo un po’, che ti è successo, Vale?

“Mmhhhhh…Vuoi un resoconto, un report? Ci provo, dai.  Dunque. Da quando sono a Londra Ho visitato 5 musei. Mangiato la pasta solo 2 volte. Ho cambiato 2 case, scovate entrambe con gigantesche botte di culo, a Hammersmith prima e Shepherds Bush poi. Ho cambiato 2 lavori, ma a quanto pare non mi dispiace fare i caffè per gli altri o, in alternativa, rovesciarmeli addosso. Ho incontrato 1 tipa con un disturbo ossessivo compulsivo che per controllarmi mi chiamava con l’anonimo all’una di notte. Letto solo 4 libri, 2 in inglese e 2 in italiano. Sedaris è davvero interessante, accidenti, non lo conoscevo. Ma anche l’ultimo libro di Matteo Pascoletti spacca di brutto. Ubriacata 2 volte, ma nessuna sbronza triste con annessa pisciata addosso è pervenuta. Letto 3 fumetti, ma poi ho smesso di farmeli comprare e spedire dai miei perché… Boh. Forse mi ero rotta le palle. Scritto 2 recensioni, nonostante volessi farlo molto più spesso. Perché? Mi sono risposta che avevo bisogno di tempo perché stavo cambiando e penso che sia vero. Non mi rinfaccio nulla. Comprato 1( altro) diario, che è stato il primo a sapere che mi fossi innamorata. Ah ecco, infatti. Innamorata, 1 volta. La prima vera volta che mi sono fidata della mia pancia…”

…Bello, no?!

“…Beh oddio, Marco dice che anche se uno sente le cose vere con la pancia questo purtroppo non ci impedisce di prendere delle gigantesche fregature…”

Nononononono, Vale, ti prego, non cominciare ad aprire i rubinetti, per favore. Stavi andando bene!

“Ok!!! Giusto!!! Adesso faccio la respirazione come le donne che stanno per partorire…Dov’ero rimasta?! Ah!

Pianto – veramente, a scroscio – SOLO 5 volte. Mi dò il mongolino d’oro da sola, brava Vale, la terapia ha funzionato e non hai buttato i soldi al vento. Ben 8 film visti al cinema in lingua inglese e per tutti sono riuscita a capire quasi l’80% di quello che dicevano. Anche se, vabbè, magari qualche volta mi hanno aiutato, dai…Forse “Mad Max” non l’ho capito proprio TUTTISSIMO alla prima botta. Però poi l’ho rivisto sottotitolato, perchè non potevo lasciare un capolavoro del genere parzialmente incompreso. Cene fuori…Oddio, facciamo 15 volte. 6-7 volte dal cinese, 1 giappo, 1 hamburgheria, 1 vegano, 1 persiano, 1 messicano, 1 portoghese…Credo siano un po’ di più. Non lo so. Vabbè, ho mangiato molte volte fuori perché sono pigra, ok?

Per quanto riguarda i rapporti con l’umanità sarai felice di sapere che amiche femmine stabili e NORMALI con cui ho legato in UK: ben 2, Andrea e Scilla. Amici maschi invece solo 1 but the others are coming. O almeno spero.”

…Oh, davvero impressionanti i tuoi progressi con l’inglese. Comunque 1, se non vogliamo includere il tuo nuovo landlord con cui attacchi micidiali discussioni profondissime in cucina alle 3 di notte.

“…E’ semplicemente impressionato dalla mia suprema dialettica.”

Oppure dai tuoi pigiamini cortissimi da marinaretta.

“Vabbè. Tralasciamo ‘sto punto. Altre cose importanti…Ah si!!! Tagli di capelli: 1 solo, recentissimo. La mia amata rasatura laterale, con cui avevo trifolato le palle a tutti, ad opera della mitica Evelyn, che per fortuna ha capito come la volevo. Sennò poi dovevo ucciderla. Cuffiette comprate da Poundland E NON e’ UN ARGOMENTO DA POCO: 3. Un paio rotto dopo 15 giorni, uno era sfondato già all’apertura, l’altro dura ancora adesso.

Serie tv viste: 6. “Fargo”, “1992”, “Better Call Saul”, “Lie to Me”, “True Detective”, “GoT”. Piaciute davverissimo – che tipo mi facevano salire la voglia di pomiciare col primo tipo che passava: “Fargo” e “BCS”. 1992 l’ho trovata sopravvalutatissima e lontana anni luce da “Gomorra” o “Romanzo Criminale”. I Festivalz che invece ho seguito sono ben 3: uno a Hackney dove c’era una roba punk che non capivo niente, però era affascinante vedere il quartiere affollato di famiglie ebree chassidiche…”

…Chi?!

“Come chi? Sono quelli ultraortodossi, dove le donne si rasano a zero e portano le parrucche e gli uomini portano tutti dei cappelli pelosi che li fa sembrare il Babau. Cacchio, ma non sai proprio niente di niente…Comunque, vabbè, poi sono andata all’EastEnd dove ho visto il doc “Amy” e al FrightFest dove ho visto quella mollacciata di “Hellions”, che si, ok, ragazzini inquietanti nella notte di Halloween ma poi è stata una lunga fila di boh e sbadigli PER LA MODICISSIMA CIFRA DI 13 POUNDS.”

…Non cominciare con la pippa sul costo della vita londinese…

“Ok, non lo faccio PERO’ LO PENSO!!!…Poi, che altro c’è?! Altre cose sparse…Ah si, i 2 customers che mi hanno insultata perché sono italiana e che mi avevano fatto voglia di riscappare in Italia. E 2 le successive crisi di ansia, ma nessun attacco di panico. 1 solo paio di orecchini comprati al mercato di Portobello, dove mi mancava da morire Francesca Trickbabe. 3 paia di mutande di Primark coi disegnini stupidi, che io a essere davvero SECSI non ce la farò mai. 1 la volta in cui ho sognato i miei genitori che mi sorridevano e credo, non ne sono sicura, di aver pianto nel sonno. 1, la prima vera volta in tutta la mia vita, in cui mi hanno detto che ero bella da guardare ed io, per l’imbarazzo, mi sono mangiata le pellicine di mezzo pollice in 10 secondi come se fossi Hannibal Lecter e poi non ho dormito per tutta la notte. 1, il picnic con Andrea alla Chiswick House Garden dove ci siamo sfondate di sushi e poi la sera abbiamo dovuto prendere il bicarbonato”

Vabbè, è stata pure la volta dove, tipo, tutta Londra si abbronzava a panza all’aria e tu rifuggivi i salubri raggi solari riparandoti sotto un albero e rimarcando la tua nota simpatia per il brioso clima estivo.

“…L’estate è quella cosa che fa puzzare di sudore le persone. Mi dici cosa ci trovano tutti di così bello?!”

Niente, niente. Vai pure avanti.

2 le volte in cui sono andata a ballare e, in entrambi i casi, è stata confermata di brutto la regola che gli inglesi sono assolutamente sminchionati quando si tratta di muoversi a tempo e che è preferibile stare lontani. Ah, occhio quando approcciano perché, mentre tenti di capire cosa cazzo ti stanno dicendo per rimorchiarti, ti trovi la faccia squagliata dai loro aliti fetidi da alcool. E, a proposito: 1 la volta in cui ho visto sbrattare uno in autobus, tra l’assoluta indifferenza della gente, autista compreso. 3 le volte in cui mi sono messa lo smalto rosso per fingermi un po’ più femmina di come sono e 0 è il numero di trucchi e cosmetici che ho comprato. Anatema su di me. 2 le volte in cui sono andata al giardino giapponese di Holland Park e ho pensato che come sempre che, si, il bosco e il verde sono il mio elemento quindi FOTTETEVI VOI E LE VOSTRE SPIAGGE DI MERDA…”

…Non vuoi proprio parlare di quella cosa, eh?!

“..Ah già…Beh…Amici persi per strada. Eh. 1. Importante, si.”

“Non mi va di parlarne, scusa. Se vuoi posso parlarti delle malattie che ho avuto in questo periodo.”

…Se proprio devi.

“Si, preferisco. Allora. 1 la volta che ho avuto una intossicazione alimentare dopo aver mangiato il pollo del McDonalds e la landlord voleva chiamare l’ambulanza perché ero pezzata come un dalmata. 1 la febbre dopo aver fatto la splendida dopo il lavoro, che tanto è solo un venticello e poi cagotto fino all’alba del giorno dopo a. 7 volte mi sono ustionata con il forno, 2 quelle in cui mi sono tagliata seriamente le dita, 12 i lividi giganti sulle gambe che pareva mi avessero pestato. Per fortuna nessuna infezione rinvenuta nonostante i livello di pulizia di certi coinquilini. Certo, devo farmi la doccia con la tuta da palombaro…”

…Davvero?!

“No, scherzo. Però è vero che certe volte si lavano co’ la saponetta al pecorino…Comunque basta, sono stanca.”

Ok. Dunque, tu sei ormai una vecchia versione di me. Ti voglio bene, molto, ma devo sbarazzarmi di te e delle tue cose sennò non posso fare posto per le mie. Quindi, ti va bene se a Venezia ti scarico all’Imbarcadero?

“…Scusa, ma ti sembro tipo da Imbarcadero??!! Trova un posto più romantico.”

Uffà. Allora il Garden, al tramonto. Ti va bene?

“Aggiudicato!!! Ma…Noi due ci rivediamo?”

Non lo so. Forse.

“…Ci abbracciamo adesso?”

Perché sei così sentimentale?!

“E tu perché così rude, stasera?! Fumiamo insieme, dai. Guardiamo la Luna.”

…Ma non c’è, stasera, la Luna! Il cielo è coperto.

“Beh, allora facciamo finta. Passami l’accendino, dai.”

…Tieni. Ah! Senti, ma ti ho raccontato di quel tipo carino, al lavoro, che…

London ovvero Entrare nella fase 2 – Be my Friend

A D. spetta il premio in quanto “Prima persona conosciuta da Valentina in London.” Non male, vero? (…non fate gli ironici, è un grande onore ricevere questa menzione.)

Fine oratore, abile chef, casalingo attaccatissimo ai suoi adorati utensili (se mi avesse rotto un arto tutte le volte che gli ho scombinato la sua adorata cucina a quest’ora sarei tetraplegica), bassista ska a tempo pieno, bibliotecario part-time, grande estimatore della cultura oi, skin inside – di quelli buoni, però – ed ex punkettone crestato. Cioè, almeno questo è quello che ho capito di lui quando l’ho costretto a spiegarmi la sua vita, mentre la cipolla per il risotto si carbonizzava.

D., in realtà, sono due: Lui e il suo Ego. E però sono inequivocabilmente agli opposti.

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London ovvero Entrare nella fase 2 – Home sweet Home

Finisco il mio turno di lavoro e mi avvio verso casa.
Turnham Green (ma diciamo pure tutta Londra, dai) in questo periodo è un’esplosione di verde che sarebbe pure una festa per i miei occhi, se solo la mia inettitudine nel saper schivare gli schizzi di cappuccino bollente non mi avesse reso CIECA (scherzo, ho solo la sclera molto arrossata).
Mentre medito su eventuali rimedi casalinghi o sul procurarmi una benda da pirata, percorro tutta Woodstock Road e mi rendo conto che resterei a guardare questa strada per ore. Le case, molto grandi, hanno tutte un piccolo giardino. C’è chi coltiva i gelsi, chi le margherite, chi ha il viottolo in pietra, chi ha la fontana. Penso che un giorno mi piacerebbe vivere in una strada così tranquilla, ma per adesso mi basta la mia NUOVISSIMA tana in un punto imprecisato fra Shepherd’s Bush e Goldhawk Road, scovata in una rocambolesca serata piovosa di inizio maggio.

“Quella volta a Londra che decisi di traslocare col diluvio universale”

(Previously: Valentina atterra a Londra il 27 marzo e si fa ospitare dalla sua gentilissima amica Chiara. Dopo soli 2 giorni trova una singola ad un prezzo stracciato al centro di Hammersmith, in una casa con 3 donne di colore, una quantità inverosimile di capelli posticci e il cane Frazo che sembra adorare i di lei calzini sporchi. E’ felice, la pivella roscia. Ha anche trovato lavoro come cameriera/barista presso una bakery e la vita le sembra FA-CI-LIS-SI-MA.)

13 aprile 2015. Interno giorno. Cucina. La landlord Rose degusta un caffè americano. Valentina ha ancora il suo zaino in spalla e i talloni doloranti.

V: “…Ma…Ma come vi trasferite?”
R: “Eh si. Le mie figlie grandi andranno all’Università e questa casa ha troppe spese da sostenere. Ho trovato un nuovo appartamento, ma non posso averti come coinquilina perchè [pezzi di frasi inglesi che Valentina non capisce] … Problema con la cucina…[pezzi di frasi inglesi che Valentina non capisce] …Caldaia non a norma… [pezzi di frasi inglesi che Valentina non capisce] …Troppo vicino al salotto. Quindi devi cercare un’altra casa, mi spiace.”
V: “…E quando devo lasciare la stanza?”
R: “Oh, non ti preoccupare! Hai tantissimo tempo. Due settimane!”

Che culo. Due settimane. Trovare casa a Londra è già un’impresa. In due settimane è pura fantascienza. Allora partono i raid su Spareroom e Gumtree, luoghi del cyberspazio in cui si evince come una massiccia immigrazione di morti di fame (come me) possa scatenare il sadismo dei locatori.
Bagni, con tanto di lavandino e wc, muniti di materasso e spacciati per “deliziosa camera singola”. Case in costruzione, disabitate e prive di mobilio offerte con un contratto da “guardiano” con stupri ad opera del primo maniaco inclusi nel prezzo.
E poi, i sobborghi. Il regno incontrastato delle famigliuole coi passeggini che hanno scelto di telare dalla città per abbracciare la Tranquillità feat. Suicidio Sociale andando a vivere in mezzo al NULLA ASSOLUTO.

Dopo due settimane di offerte improbabili, ero decisa a trovare un ostello oppure a presentarmi all’improvviso a casa di KSHSKKSHSKKSHSKKSHSK (interferenza sulla linea) brandendo una pistola e cercando di approntare un cantuccio a modino nella sua vasca da bagno.
E’ ormai il 29 aprile e io devo smammare. Magari faccio in tempo a piantare una tenda canadese sotto Waterloo Bridge, se le pantegane del Tamigi mi fanno un po’ di spazio in cambio della peste. Piove, ho la oyster card quasi scarica. Il 206 non passa. Il mio drammometro ha raggiunto ormai livelli stellari.

BBBBZZZZ BBBZZZZZZ. (Non ho mai sopportato le suoneria del cellulare, per questo lo tengo sempre in modalità vibrazione).

E’ un messaggio. Shakeel (“..Oddio, e chi cacchio è, adesso?”) ci tiene a farmi sapere che ha letto il mio advise per la ricerca di una stanza e lui ne ha una giusta giusta per me a pochissime fermate di autobus da Hammersmith. Vado. Come minimo sarà il buco nero di Calcutta…Ehi, ma invece è carina. Magari co’ una bella pulita, coi miei gommolotti in bella vista, con la mia piramide di vestiti sulla poltrona e con quello scaffale ricoperto dai miei cosmetici assumerebbe un aspetto più femminile. E la strada è silenziosa. E i bagni sono due. E posso andare al lavoro a piedi. E ho un letto VERO….

…E sono pure 550 sterline mensili+ altre 550 di deposito. Sull’unghia. E io non ho ancora un conto bancario UK per cui dovrò andare a salassare il bancomat del mio conto italiano. Mh.
Si fa largo la Paranoia a grandi bracciate.
(“Oddio, ma così tanti soldi…Il prezzo è molto alto…Mah, non lo so adesso…Ho cominciato a lavorare da una settimana e sono ancora in prova. E se poi va male? E se poi non mi fanno il contratto? Sto sudando come un pugile. Mandrie di adrenalina da ovunque. Lo faccio, lo faccio, lo faccio? Mi buttooo? MI BUTTOOOO???!!!”)

Due ore dopo sono parcheggiata alla fermata del bus sotto il diluvio universale, con una valigia rotta e circa 5 buste cariche di roba; determinata come mai nella vita. Certo, la gente mi addita e mi guarda male perchè puzzo di morte, ma io sto sorridendo.

E’ costosa, si. Dovrò farmi il culo per mantenermi e pagare regolarmente ogni mese senza sgarrare e stare con altri coinquilini della mia stessa età e cercare di essere meno asociale possibile. Dovrò condividere, rispettare altri spazi. Ma questa sera è un’altra Valentina a portare la roba dentro la sua nuova casa, completare il trasloco attorno alla mezzanotte, fumarsi una sigaretta alla finestra alla luce della luna e poi buttarsi stremata sul letto con la reale percezione d’essere stata davvero, tanto, coraggiosa.

Mi addormento scomposta e ancora vestita, sognando rincorse, salti nel vuoto e la mia risata incontrollata che rimbomba dappertutto.

London ovvero Entrare nella fase 2 – Job Wanted

Piccadilly di notte.
Sto tornando a casa. Le cuffiette del mio lettore mp3 sono rovinate ed io sento gli Offlaga lontanissimi, praticamente sulla Luna. Domani é Bank Holiday e non lavorerà nessuno.
Io si. Perché faccio la cameriera e avrò altra gente, altre famiglie e altre vecchie razziste e maleducate da servire.

Chiudo gli occhi, la testa indietro. Ripercorro mentalmente l’ultimo mese, mentre accolgo con dolore il fatto che i miei piedi sono gonfi come due zampogne.

“Quella volta che trovai lavoro a Londra”
Come spesso succede, dopo un periodo di NIENTE in cui hai cercato di rifarti una vita in un altro paese, pensi giustamente di aver sbagliato tutto.

Mentre sei a smanettare tristemente su EasyJet.com per raffazzonare un volo di ritorno, ti chiamano al cellulare due volte e nel giro di 10 minuti organizzi due trials nello stesso sabato in due posti diversi.

(Pensierini ai margini: ‘Cazzo, ma non avrò messo troppa carne al fuoco? Non avrò fatto il passo più lungo? Non starò facendo troppo la splendida e poi stramazzo al suolo come corpo morto cade?)

Ebbene NO, Cara Valentina. Siccome fare la splendida é il tuo forte tu ti presenti in entrambi i posti, lavori 12 ore di fila, cambi metropolitana 3 volte e sembri sotto MDMA per la determinazione.
Alla fine sei stata cosí brava che tutti e due i locali ti vogliono. Per la pulciosa paga di £6.50 all’ora, scegli quello con l’orario meno rompipalle perché (e ne sei convintissima ancora, eh?!) la sera devi andare al cinema, non sapendo che per frequentare il grande schermo londinese devi aprire un mutuo.
Ma tu sfoderi la spada di fuoco della vittoria e non hai paura di nulla perché sei solo un’immigrata dimmerda e devi mangiare.

P.s. “due settimane di prova prima del contratto” in realtà significa “Ti piegheremo a 90 o in qualsiasi altra posizione ci sarà gradita, ti infileremo dentro i nostri bracci fino al gomito, tutta l’argenteria presente nel negozio, il servizio di porcellana da 50 persone, la macchina del caffè, scopa e straccio per pulire e vedremo quanto sai resistere. Se riesci a fare tutto questo SORRIDENDO, per noi sarai perfetta.”

E così accade che lavori li per un mese. Ogni giorno percorri una media di circa 15 km a piedi. All’improvviso devi portare una divisa, un grembiule, un tesserino con un nome da esibire in cui la Bakery attesta che tu sei li per servire i clienti, sempre col sorriso.

(Al colloquio la tua boss Vichy ti aveva chiesto perché volevi fare questo lavoro e tu hai risposto: “Perché voglio stare fra la gente.”)

Venendo da un contesto lavorativo d’ufficio manageriale dove non vedevi mai la luce del sole e dovevi organizzare le vite degli altri, adesso, che pure é più faticoso, ti sei accorta di quanto questa stanchezza ti renda più contenta. Parlare e ridere con le persone – nel tuo pessimo inglese da scimmia – imparare cose nuove, guardare di sottecchi la macchina del caffè come un qualcosa di magico che presto imparerai a gestire e da cui tirerai fuori i tuoi cappuccini. E poi c’é lei, la tua buddy.
Susy.

Quella che il primo giorno ti ha detto: “Stammi vicino, che ti insegno tutto” e adesso siamo sempre spalla contro spalla e ci supportiamo e ci manchiamo quando i nostri turni non coincidono.
Ormai le voglio così bene che…Beh, se ci penso é la prima amica femmina che mi sono fatta in UK. Eh si, perché il primo amico maschio é stat…
CAZZO, SONO A HAMMERSMITH, DEVO SCENDERE!!!!

Curriculum Vitae

Cercare un impiego per un lavoro generico a Londra è una esperienza molto strana per chi viene dall’Italia. Abituati alla noncuranza con cui viene trattato chi si degna ancora di mandare CV per mail senza ottenere nemmeno un “Piatelandeculo” come risposta, non potete capire come ci si sente a:

  • venire trattati comunque come essere umani;
  • lasciare le vostre miserabili referenze a un inserviente che SICURAMENTE (e non è ironico) li farà leggere al suo manager senza paura che tu sia venuto a fottergli il posto;
  • sapere che in quel contesto lavorativo ti faranno la formazione e tu verrai pagato come un impiegato normale (la fantascienza, proprio).

La concorrenza però è enorme. TUTTI vengono a Londra. Ti rifiuti di fare una prova in un posto perché ne hai accordata un’altra un secondo prima e per lo stesso orario? Stai sicuro che se il giorno dopo ti presenti nel locale della prova mancata (quantomeno per vedere se puoi recuperare) il Boss ti accoglierà comunque a braccia aperte, sarà gentile e ti spiegherà che la posizione per cui concorrevi però non è più disponibile.

(Ecco, ripensandoci, questo è il loro modo – garbatissimo – per dirti “Piatelanderculo”).

Ero preparata a questo, ma mi sento comunque uno schifo quando leggo nel loro sguardo la contrizione per avergli notificato che, no, non so usare la macchina del caffè ma posso sempre imparare molto velocemente. Oppure, dopo aver fatto UN’INTERVIEW-BOMBA-CHE-STAI-SICURO-MI-PRENDONO, mi ritrovo una mail in cui mi dicono che purtroppo la mia applicazione non verrà portata avanti, ma mi augurano lo stesso tanta fortuna. Oppure, ancora, faccio una prova stupenda: copro un orario pessimo come le 17-21 e tutto l’Universo si muove affinchè 29847983468 londinesi vengano a mangiare nel locale dove io sto servendo. Ma non faccio una piega: pulisco i tavoli, sistemo tutto, sparecchio/apparecchio, servo i clienti ed è tutto un tripudio di “Hi!” e “Have a nice day!” e il Supervisor è in visibilio per me. Ma il Boss non è in sede e quindi dovranno parlare e allora dovrò aspettare la loro chiamata e poi boh.

Sono 23 giorni che sono a Londra e sto ancora cercando un lavoro.

Sapevo che fallire doveva rientrare nei piani, ma ieri, sul serio, stavo per mollare ed ero pronta a farmi un biglietto di ritorno per Roma.

Poi è venuta in mio soccorso la mia landlord Rose, donna splendida e forte che, a 48 anni e dopo 6 figli, conserva ancora un fisico invidiabile (tipo il suo culo è quello che avrei potuto avere io a 9 anni. Mi domando perché ancora non l’ho soffocata nel sonno).

Vedendomi piagnucolare ai fornelli come una massaia appena vessata dal marito, mi ha chiesto cosa ci fosse che non andasse.

Dopo aver sentito le mie lacrimevoli ragioni da mezzacalzetta, mi ha chiesto di poter visionare il mio CV e mi ha detto: “Va tutto bene, ma non parli mai di te. Certo, c’è tutto del tuo lavoro, ma io non riesco a vederti. Tipo, Valentina, perché sei venuta a Londra? Cosa cerchi? E cosa puoi offrire a questa gente? Di cosa sei capace? Sei una persona che sa stare con gli altri? Hai voglia di imparare cose nuove? Cosa ti piace fare quando non lavori? In definitiva: chi sei?”

Ahia. Ok. Mi metto all’opera.

Perché sono venuta a Londra?

Ero stanca di Roma, di alcune persone, delle situazioni in cui mi incastravo, dell’immobilità, del pessimo fare italiano dove io mi stavo ingrigendo. Ho fatto due anni di psicoterapia per capire che volevo bene a mia madre e che dovevo perdonare i miei ex, anche se erano stati delle testedicazzo. Non volevo più stare nel passato. Volevo un altro mondo.

Perché voglio fare la cameriera o la barista?

Perché dopo 6 anni di lavoro d’ufficio non ne potevo più di stare seduta in silenzio. Ho bisogno di muovermi. Ho bisogno di parlare con le persone ed essere pagata anche per questo. E non voglio più fare il deus ex machina, è un’arma a doppio taglio che mi leva la vita.

E il tuo inglese è buono?

Ci sopravvivo. Ma la verità è che no, non lo è. Non abbastanza per questo posto.

Hai voglia di imparare?

E’ il mio motore da sempre. L’unica cosa bella dell’ignoranza è che, se vuoi, hai ancora tanto da scoprire. E c’è una cosa che, appunto, non sapevo e che ho imparato: il fallimento è alla base di ogni nuovo movimento possibile.

Cosa puoi offrire ai londinesi?

(qui sono rimasta incerta per circa 5 minuti) A me piace lavorare. A me piace lavorare con entusiasmo. A me piace lavorare con entusiasmo per produrre qualcosa di buono e valido che sia utile e/o possa piacere alle persone. (Dio, che fatica).

Cosa ti piace fare quando non lavori?

Mi piace passeggiare nei boschi. Mangiare. Leggere bei libri. E poi le due cose più importanti: scrivere e guardare film…E ci tengo a dire a questi fottuti bastardi inglesi puzzolenti che non mi impediranno di vedere film indipendenti solo perché il cinema a Londra costa come un attico a Cortina!

…Quindi mi stai dicendo che tu scar…?!

…IO NON TI HO DETTO PROPRIO NIENTE. VATTENE.

Chi sei, Vale?

Boh. Sono una perdente, penso. E forse è la mia fortuna, altrimenti non sarei qui. Il mio manuale di sceneggiatura dice che i racconti davvero ben scritti hanno dei colpi di scena che ribaltano tutto. Ecco. Io  ero stufa della mia storia e sono andata da un’altra parte.

London

Le ultime cose che ho scritto su questo pc prima di chiudere la valigia sono state due recensioni, entrambi per Cinespresso. (Oh, nel caso remoto che vi andasse di leggerle sono questa e quest’altra. Senza impegno.)

Poi, come accade sempre, è iniziato il silenzio su tutte le radio ovvero la fase in cui, nei momenti importanti, tiro il fiato e vado in apnea.

Quando ho deciso che ne ho abbastanza del silenzio torno a galla e straparlo.

Sono 10 giorni che mi sono trasferita a Londra.

Forse lo scrivo perché ancora non ci credo bene, non ho realizzato e sono intimamente convinta che Hammersmith sia una specie di luogo magico e nascosto vicino Torpignattara, dove però tutti parlano un’inglese difficile da capire e i bangla risultano integrati.

Dai, scherzo. Insomma, sono in Inghilterra.

Non dirò che sono entusiasta e che di sera vado a bruciare i cassonetti dalla gioia. Dirò invece che sto cercando di vivermi la cosa con calma e con l’occhio da osservatrice che mi caratterizza da sempre quando ho un po’ di timore; deludendo purtroppo la valanga di conoscenti puzzafiato che non sono stati avari di giudizi on richiesti su quanto io non mi stessi divertendo abbastanza perché loro quando sono venuti qui a 15 anni hanno perso la verginità coi trans di Brixton e – insomma Valentina – questa è Londra e non quella che stai vivendo tu, che cazzo, ma che sei ‘na vecchia?! E soprattutto QUANDO ME OSPITI?!

Un’ansia che non sto a dirvi e che mi ha abbastanza sbalestrato rispetto a come volevo vivermi questa cosa.

Poche ore dopo un’incredibile crisi di pianto nevrotico derivata dall’ultima esternazione alla cazzo di cane, mi succede una cosa molto bella. Girovago per Portobello Road: io vado pazza per i mercati, mi sembrano posti dove si coglie bene l’umanità delle persone. C’è davvero di tutto: quadri, poster, vestiti usati, copricapi, residuati bellici della rivoluzione bolscevica, bizzarri oggetti di elettronica. Becco questo banchetto di orecchini retrò. La signora, una 50enne con un marcato accento dell’Est-europa, mi fa provare dei modelli per vedere quale mi dona di più. Insieme concordiamo che gli orecchini coi fiori viola mi stanno meglio. Poi mi sorride e mi fa: “Devi scegliere sempre quello che è meglio per te.”

Gulp. Ecco, appunto.

Con le pive nel sacco, mi avvio verso il flusso di persone che lentamente si trascina quando mi trovo a scorgere una vetrina con un poster del primo concerto dei Blondie all’Hammersmith Apollo, una vita fa. Entro e mi si palesa davanti L’UNIVERSO.

E ti credo, sto al Rough Trade Records. Per i profani, è un negozio storico londinese di musica dove dentro c’è TUTTO. No, non mi state capendo.

TUTTO.

TUTTO QUELLO CHE A 15 ANNI VI FACEVA SENTIRE VIVI. CHE VI DAVA LA FORZA DI TRASCINARVI A SCUOLA. CHE VI IMPEDIVA DI DARE FUOCO ALLE CHIESE. (scusate, sono ancora un po’ presa dall’emozione).

E allora ecco i PIL. E Nick Cave. PJ Harvey in versione deluxe introvabile. Vecchie foto di Patty Smith. La biografia di John Lydon. “Never Mind the bollock” a piovere. Tutto. Giro per 40 minuti in tondo dentro questo cubicolo da 30 metri quadrati.

E’ incredibile quanto sia importante riconoscere se stessi mentre si scoprono cose nuove.

Mi commuovo di felicità e messaggio al mio mentore una cosa tipo: “Mi sono ritrovata, sto bene, sono felice”.

Da quel giorno ho smesso di fare inconsciamente resistenza e di ascoltare le cazzate degli altri per cercare di prendere da questa esperienza le cose che sento essere giuste per me. Con calma. Col tempo che ho. E ieri, mentre fissavo da lontano il Big Ben, o oggi quando prendevo il sole ad Hide Park, quando Sfrizzo (il cane della padrona di casa) si butta a trippa all’aria per farsi fare le coccole, quando prendo la metro che mi porta dovunque (e funziona alla perfezione), quando vedo sotto i miei occhi che l’integrazione è possibile e che questa non è una città ma un mondo intero, ecco, io penso che a Londra comincio a volergli bene.

E spero tanto che anche lei me ne cominci a volere.

In questo momento mi piace pensare alla frase di Lindo Ferretti: “Viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti.”

Io. Voglio. Restare. Qui. Vi faccio vedere.

Svegliarsi un mattino in un altro paese.
Svegliarsi un mattino in un altro paese.

 

Chiara (una delle persone più sorridenti che conosco) mi ospita, mi coccola e mi dice due parole, che ora sono il mantra: "Just Try"
Chiara (una delle persone più sorridenti che conosco) mi ospita, mi coccola e mi rivela le parole che ora sono il mantra: “Just Try”.

 

Dopo due giorni, ho un'incredibile botta di culo e trovo casa ad Hammersmith.
Dopo due giorni, ho un’incredibile botta di culo e trovo casa ad Hammersmith.

 

Sono una gran feticista di metropolitane (forse perchè a Roma fanno schifo...). Questa è Baron's court.
Sono una gran feticista di metropolitane (forse perchè a Roma fanno schifo…). Questa è Baron’s court.

 

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…E questa con le pregiatissime piastrelle è Russell Square dove si trova il Dochouse. Dice: “…E che è?”
...E' IL PRIMO CINEMA PER DOCUMENTARI DELL'UK1!11!! (...il piccolo momento della nerd del cacchio, lasciate stare...)
…E’ IL PRIMO CINEMA PER DOCUMENTARI DELL’UK1!11!! (…il piccolo momento della nerd del cacchio, lasciate stare…) Ci ho visto un bellissimo film ungherese con Le vecchie arrapate, poi ve lo recensirò.
Cose da portarsi ovunque n°1: I GOMMOLOTTI (qualcuno sa perchè) INSEPARABILI AMICI DEL BAGNETTO.
Cose da portarsi ovunque n°1: I GOMMOLOTTI (qualcuno sa perchè) INSEPARABILI AMICI DEL BAGNETTO.
Cose da portarsi ovunque n°2-3: mai parole, disegni, dediche, cene cinesi e bigiotteria sono state così importanti. Le cose più preziose che avevo in valigia.
Cose da portarsi ovunque n°2-3: mai parole, disegni, dediche, cene cinesi e bigiotteria sono state così importanti. Le cose più preziose che avevo in valigia (…ecco, lo sapevo, mi viene da piangere…)
Cose da portarsi ovunque n°4: quella volta che io e mamma andammo all'Ikea.
Cose da portarsi ovunque n°4: quella volta che io e mamma andammo all’Ikea.

…Poi ho cominciato a giracchiare…

Credo che qui fossi davanti alla Tate Modern che quel giorno, in mio onore, era investita dalla bora triestina.
Credo che qui fossi davanti alla Tate Modern che quel giorno, in mio onore, era investita dalla bora triestina.
Però poi dentro era bello. Ecco qui infatti un originale e moderno porta-asciugamani.
Però poi dentro era bello. Ecco qui infatti un originale e moderno porta-asciugamani.
Simpatico robottino artistico.
Simpatico robottino artistico.
The Nigga con pisello di fuori.
The Nigga con pisello di fuori.
Una roba femminista.
Una roba femminista.
La fichissima Chiesa gotica vicino London Bridge.
La fichissima Chiesa gotica vicino London Bridge.
Portobello Road e la sua street art...
Portobello Road e la sua street art…
...Per dire, eh?
…Per dire, eh?
La rivendita non ufficiale dello street artist meno più invisibile della storia
La rivendita non ufficiale dello street artist meno più invisibile della storia…
Strani collage commemorativi a Portobello.
Strani collage commemorativi a Portobello.
Eh. Il Rough Trade Records. State vedendo le locandine?
Eh. Il Rough Trade Records. State vedendo le locandine?
DICO, STATE VEDENDO LE FOTTUTE LOCANDINE ORIGINALI???!!! (...ok, adesso sono calma).
DICO, STATE VEDENDO LE FOTTUTE LOCANDINE ORIGINALI???!!! (…ok, adesso sono calma).
I prossimi impegni da segnare in agenda.
I prossimi impegni da segnare in agenda.
Non si lascia Portobello senza souvenir.
Non si lascia Portobello senza souvenir.

 

…Poi un bel giorno è successo che…

...Da questo panorama ho capito che a Londra cominciavo a volerci un po' bene.
…Da questo panorama ho capito che a Londra cominciavo a volerci un po’ bene.
Il museo dei giardino tirato su dentro una chiesa sconsacrata e che ha immediatamente soppiantato la chiesa del paesino come luogo dove convolare a giuste nozze (così i cattolici non rompono più il cazzo.)
Il museo dei giardino tirato su dentro una chiesa sconsacrata e che ha immediatamente soppiantato la chiesa del paesino come luogo dove convolare a giuste nozze (così i cattolici non rompono più il cazzo.)
Southbanl skate park (...bravino, eh?)
Southbank skate park (…bravino, eh?)

 

La mia pasquetta a Hyde Park.
La mia pasquetta a Hyde Park.

 

Vicino l'ufficio di collocamento a Balham, dove ho fatto il colloquio per il NIN.
Vicino l’ufficio di collocamento a Balham, dove ho fatto il colloquio per il NIN.
Gli inglesi hanno un rapporto più confidenziale con le morte. Il cimiterino monumentale di Margravine - dietro casa mia - è in realtà un parco dove giocano bambini e cani...
Gli inglesi hanno un rapporto più confidenziale con le morte. Il cimiterino monumentale di Margravine – dietro casa mia – è in realtà un parco dove giocano bambini e cani…
...E dove ho fatto amizicia con lui. AMICHETTO N°1.
…E dove ho fatto amizicia con lui.
AMICHETTO N°1.
E poi c'è lui. Sfrizzo. Mi viene a grattare la porta la sera, quando ha voglia di coccole. Mi porta il riccio sventrato per giocare oppure, come stamattina, entra in camera mia e si mette al sole per farmi compagnia.
E poi c’è lui. Sfrizzo. Mi viene a grattare la porta la sera, quando ha voglia di coccole. Mi porta il riccio sventrato per giocare oppure, come stamattina, entra in camera mia e si mette al sole per farmi compagnia.

 

Ok, vado a fare l’immigrata che cerca lavori nei bar. Stay tuned.

Kingsman – Secret Service

Forse non lo sapete, ma io scrivo recensioni anche per Cinespresso.

Qui sotto trovate un assaggino di Kingsman – Secret Servicedi Matthew Vaughn. Enjoy!

L’agente segreto Price muore durante una missione in Oriente, la sua famiglia si sfascia e diciassette anni dopo, suo figlio Eggsy è completamente allo sbando. Circondato dal degrado più totale, il ragazzo ha lasciato gli studi per languire nella disoccupazione e nella malavita. Finito in galera per furto, Eggsy sembra non avere più prospettive ma a portarlo in salvo è Harry Hant, un ex collega di suo padre che individua nel giovine tutte le potenzialità per fare di lui una spia dei Kingsman, un’organizzazione di intelligence segreta e indipendente. Ma una minaccia incombe: il perfido miliardario nerd Valentine intende “salvare” il mondo portando avanti un progetto devastante e apocalittico destinato a distruggere tutto. Riusciranno i Kingsman a sventare i suoi piani?”

…Ti piace la sinossi di questo film? Allora leggi pure qui tutta la mia recensione.